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Un Brindisi alla Resistenza

di Gianpaolo Beltrami

Dopo due giorni di burrasca, con vento e pioggia battente, la mattina di Lunedì 25 Aprile si presenta finalmente con il sole. L’aria è ancora fresca, ma il cielo in tutta la sua limpidezza ci offre una splendida cartolina con le cime del nostro appennino leggermente imbiancate dall’ultima neve di stagione.

Il popolo di Novepedali arriva all’appuntamento programmato alla spicciolata. La nostra presenza comincia ad animare piazza Unità d’Italia. I colori sgargianti del nostro abbigliamento sportivo si esaltano con i raggi del sole. Le nostre chiacchiere vivaci risvegliano una piazza ancora sonnecchiosa.

Dopo una buona colazione, suona finalmente l’adunata, le pratiche burocratiche vengono ultimate ed il serpentone dei partecipanti sale finalmente in sella alla propria bicicletta per affrontare le poche fatiche di giornata.

I 34 partecipanti condotti da capitan Bonetti faticano a tenere uno schieramento unito e compatto, l’uscita dal centro cittadino presenta già le prime difficoltà.

Per fortuna con il sopraggiungere della campagna, il gruppo si ricompatta e la tavolozza dei suoi colori dipinge le strade che percorre, formando un tutt’uno con la primavera che sta esplodendo.

Dopo una decina di km abbandoniamo l’asfalto per una splendida strada ghiaiata che fiancheggia l’argine del torrente Crostolo. Le buche piene di acqua piovana, frutto dei temporali dei giorni scorsi, rendono il percorso un poco più impegnativo ma ci vuole ben altro per fermare la nostra super comitiva.

Terminata la strada bianca, saliamo direttamente sull’argine del torrente Crostolo, da cui possiamo ammirare l’imponenza della porta di accesso dell’antica corte del Traghettino.

Ci fermiamo giusto il tempo per la lettura di alcuni cenni storici che ci fanno comprendere meglio l’importanza di questa corte nel corso del tempo.

Oggi vederla in un totale abbandono non può che rattristarci, ma l’immagine che offre la nostra pianura padana spesso e volentieri è questa.

Lasciato l’argine si torna su una strada ghiaiata per raggiungere l’altra corte da visitare. Lo stato di abbandono regna sovrano anche per la corte del Guartirolo.

Il magnifico porticato si erge sovrano a sostegno del vecchio fienile, dove sotto trovava spazio la stalla per l’alloggio del bestiame. In questo luogo, dove per un millennio si sono alternati monaci e signorotti dell’epoca, ha preso vita “ il parmesan” mitico parmigiano reggiano che ancora oggi allieta la nostra tavola.

Non potendo superare le recinzioni, dobbiamo accontentarci di uno sguardo da lontano. Chiudendo gli occhi cerchiamo di immaginare i fasti di un tempo e la grande operosità che regnava in questo luogo magico.

E tempo di riprendere a pedalare. Ci aspetta la visita con relativa degustazione presso Ferretti Vini, giovane e vivace cantina dove con fatica ed impegno si cerca di produrre Lambrusco come ai tempi dei nostri nonni.

La nuvola gialla invade il cortile di casa Ferretti, un vecchio e mite barboncino ci viene incontro incuriosito dal nostro vociare gioioso. La padrona di casa ci accoglie dandoci alcune rapide indicazioni dove sistemare le nostre biciclette.

Giusto il tempo per un veloce ristoro, per poi seguire Denise nella visita del vigneto.

Entriamo subito in sintonia con i racconti di Denise sulle diverse tipologie di vitigni da loto coltivati e la fragranza dei profumi che emana quell’ambiente meraviglioso che è la campagna in primavera.

a terra ci regala prodotti meravigliosi, ma non accetta compromessi, in cambio vuole lavoro onesto, sudore e tanta passione. Il vino buono ha bisogno del tempo

necessario per maturare, dobbiamo saperlo aspettare per poterlo gustare al momento giusto.

Ma il tempo è arrivato! Le bottiglie si stappano e i brindisi si susseguono, bianco o rosso non importa, l’importante che sia buono e fatto bene.

Con il vino arriva anche un sacco di roba buona da mangiare. I piatti si riempiono e si vuotano in un attimo, facciamo veramente onore alla cucina di casa Ferretti.

Gli animi si placano, le chiacchiere aiutate dal buon bere prendono il sopravvento, il banchetto termina con caffè e amari di rito.

Il tempo di salutare e ringraziare Denise ed Elisa con anche tutta la famiglia Ferretti, per poi riprendere le biciclette per la seconda parte della nostra giornata.

Infiliamo la strada che ci porta al cimitero di Campegine, dove renderemo omaggio alla tomba della famiglia Cervi.

Prima di entrare nel cimitero, come d’incanto, ognuno di noi abbassa la voce per il dramma che colpì questa famiglia durante la tirannia fascista.

Questo piccolo mausoleo che racchiude le salme dei sette fratelli con i rispettivi genitori ha il potere di rinsaldare il legame che ci lega alla resistenza e alla patria, legame che purtroppo nella nostra vita quotidiana tendiamo a dimenticare.

Questa visita ci ha colpito profondamente, nessuno di noi è rimasto immune nel rivivere anche se per pochi attimi questo feroce atto di crudeltà che il genere umano perpetua nel tempo non imparando niente dalla sua storia.

Fiumi di folla ci annunciamo che siamo in prossimità del museo Cervi. Qui il clima è festoso, si mangia si beve, dopo l’intervento dei vari politici , ci sarà spazio per la musica.

E quasi impossibile entrare, dedichiamo solo una breve sosta per chi vuole dare uno sguardo veloce alle sale del museo.

Un simbolico saluto alla famiglia Cervi, per poi rituffarci lungo strette stradine poco trafficate con i campi di colza che fanno da gradevole contorno.

Si è alzato un leggero venticello che rende il nostro pedalare un poco più affannoso.

Qualche componente comincia ad accusare la fatica costringendo il gruppo a qualche pausa per evitare spiacevoli scollature. Ma gli animi sono sereni e questo ci permette di affrontare con tranquillità anche l’ultimo tratto di strada sterrata con il passaggio nel famoso bosco “ del puttanone”.

Il piccolo borgo di Santa Vittoria ci accoglie con la sua tradizionale Fiera e la sua rinomata gelateria dove i più golosi si lasciano tentare dai gusti gourmet che offre questo grazioso locale.

Riposati e ristorati, affrontiamo l’ultimo tratto di strada che ci separa dall’arrivo a casa. Giusto il tempo per le ultime chiacchiere e per i commenti di giornata.

Giornata di forti emozioni. La natura con la meraviglia dei suoi colori, i profumi e le fragranze del cibo a casa Ferretti, riflessioni e ricordi della resistenza, per poi chiudere la giornata con una brezza di vento che spazza via i pensieri cattivi e riporta il sereno.

Grazie a tutti.

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